Moralisti senza etica

Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me” (I. Kant, Critica della ragion pratica)

Che il soggettivismo cosmico porti a relativizzare, quasi banalizzandolo, ogni aspetto della vita quotidiana e tenda a far modulare tutto alle proprie personali esigenze (perché su queste – e non su valori trascendenti – si basano i rapporti sociali), è circostanza nota, già da tempo immemore. Si cerca di adeguare il concetto di noi al proprio sentire, con la conseguenza che il concetto di morale (nel senso latino del termine, mos, moris, costume), quale “insieme dei valori o principi ideali in base ai quali l’individuo e la collettività distinguono il bene dal male, e a cui scelgono liberamente di conformare o meno il proprio comportamento” viene parametrato al concetto “è morale tutto ciò che per me è tale”.

Ma un simile atteggiamento è etico? Secondo quella che è la definizione di etica (Treccani), “ètica: nel linguaggio filosofico, ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane”.

Premesso che morale ed etica non sono la stessa cosa, oggigiorno è semplice vedere (anche in consessi qualificati (dal più serio al più scalcagnato) soggetti (il termine persone per costoro sarebbe eccessivo) le quali – dall’alto della loro immoralità etica – pretendono di dettare legge, di procedere alla divisione delle acque, di provvedere alla distribuzione di pani e pesci (ovviamente riservando per sé, la fetta migliore e maggiore). Sono, questi, i moralisti senza etica; vogliono dettare le norme della vita, censori senza essere censurati, homines nequam che – invece di essere nelle stanze dei bottoni – dovrebbero essere in un campo di grano, in pieno giugno, a mieterlo.

La colpa nostra è quella di far sì che certa gente detti le regole, avendo come unico fine la propria (im)morale, senza che per ciò stesso vi sia un controllo etico sulle loro azioni.

Meditiamo tutti.

            Nicola Zanni

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