Nuntio vobis gaudium magnum…

Il “Parco”, nomen omen, non c’è. Però abbiamo già il Commissario: l’on. Francesco Paolo Sisto noto avvocato nel nostro Foro. La notizia è stata lanciata in un agosto torrido, il più caldo degli ultimi tempi, mentre incendi boschivi di vaste proporzioni imperversano in un po’ tutto il Mediterraneo a causa del sovrariscaldamento ambientale, o forse in vista dei milioni previsti dalla green economy che spinge a far spazio tra i boschi per avveniristici parchi eolici o parchi fotovoltaici. Sta di fatto che sempre di Parchi si tratta.

Il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, il più amato sindaco d’Italia, il sindaco del plebiscito, dopo una serie di notizie che manifestano il fallimento della classe politica barese, dalla Fiera del Levante a La Gazzetta del Mezzogiorno, ha dismesso il sacco del quale si era vestito in campagna elettorale, ha messo da parte il cilicio-tormentone (“…è colpa di Decaro”) col quale ha isterilito le flebili critiche dei suoi oppositori, ed ha immediatamente messo a segno un altro colpo mediatico sulla notizia-non notizia: “Finalmente una buona notizia per gli operatori della giustizia e per l’intera comunità  barese. La nomina del commissario per la realizzazione del parco della giustizia nel distretto barese riaccende la speranza che finalmente anche la giustizia barese possa disporre di ambienti dignitosi, decorosi e funzionali. Sono molto contento e ringrazio il governo per questa decisione che responsabilizza tutti i livelli istituzionali a raggiungere in tempi brevi un obiettivo fondamentale per la crescita sociale dell’intera comunità metropolitana”.

E Decaro fa bene a gioire: nell’incapacità di dare quel verde del quale la città di Bari ha fame e nella quale i giardini hanno la denominazione di parchi, tutto sommato potrà dire di aver avviato i lavori di un altro Parco, poco conta se della Giustizia, e poco conta se per la realizzazione di questo “Parco” innumerevoli saranno gli alberi di pino che, presenti nelle caserme dismesse, dovranno essere abbattuti per fare spazio ad altro cemento e mattoni in città.

E Decaro fa bene a gioire sia perché il “Parco della Giustizia” è una sua opzione, ma ancor più perché l’assist “politico” gli è dato da Forza Italia che, ancora una volta, dà l’ossigeno necessario per prolungare la sua carriera politica.

Molte volte si aspetta che i due litiganti litighino perché il terzo (il popolo italiano) goda, si aspetta che tra le fazioni politiche ci sia concorrenza reale affinché ne discenda qualcosa di buono per i cittadini.

Ma si sa la Bari politica è molto strana e le divisioni di partito sono molto labili. Prevalgono, al contrario, gli stretti e storici rapporti di famiglie, salotti, circoli e parrocchie anziché una qualsiasi prospettazione ideale o direttiva di partito. Lo dimostrano le varie nomine trasversali, anche recenti, negli enti partecipati.

Venendo a noi, in questo gaudente agosto, di cosa dovremmo gioire? Del fatto che per ora si penserà a sistemare i palazzi del penale, che poi si scoprirà che l’estensione dell’opera complessiva non permetterà altra cubatura e che quindi non si potrà procedere oltre, per il che si dovranno trovare nuove aree per il Civile?

Potremmo gioire insieme a Decaro se fossimo imprese edilizie, ma siamo semplici avvocati. Peggio di noi i detenuti e gli agenti della polizia penitenziaria, che vedono svanire così la realizzazione della Cittadella della Giustizia, dove era prevista anche la realizzazione di un nuovo moderno carcere.

Paolo Scagliarini

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