Edilizia Giudiziaria, crollato un tabù!

Fino a qualche tempo fa, l’argomento Edilizia Giudiziaria era un tabù, una sorta di Chi tocca i fili, muore, perché si aveva paura di parlare di un argomento che – volente o nolente – doveva incontrarsi (o scontrarsi) con la Politica e che, inesorabilmente, andava a toccare interessi personali (intesi anche come sola allocazione dello studio professionale) o interessi legati al proprio credo politico. Parlare di Edilizia Giudiziaria, a Bari, significava – nell’immaginario collettivo, solo una cosa, a partire dal 2000: essere a favore o contro il c. d. Progetto Pizzarotti che prevedeva, a costo zero, la costruzione di un Polo della Giustizia dalle parti dello Stadio San Nicola.

Tale progetto, inizialmente visto con favore anche dalla Magistratura, prevedeva la riunione di tutti gli Uffici Giudiziari all’epoca (ma anche oggi) sparsi per tutto il territorio comunale, circostanza – questa – fonte di disagi in particolare per gli Avvocati.

Partendo da questo presupposto (e cioè che l’Edilizia Giudiziaria non era un problema della Avvocatura, dovendo – essa – aspettare le decisioni della Politica) si è assistito, nel corso degli anni, alla evidenziazione di due distinti complessi: il complesso di Ponzio Pilato ed il complesso dell’aspettando Godot (non importa chi e dove costruisca il Polo della Giustizia, l’importante è che venga costruito).

E’ facilmente intuibile in cosa siano consistiti i due complessi: mentre – da una parte – si tendeva a liberarsi del problema, adducendo (quale scusa) che la Avvocatura non fa politica, dall’altra si fingeva di essere interessati all’argomento affermandosi favorevoli a tutte le soluzioni che avrebbero fatto il bene degli Avvocati. In pratica si faceva finta di cambiare perché – vincolati ad interessi particolari – nulla cambiasse.

Tuttavia in questo gioco di (falsa) attesa e di (falso) disincanto, un concetto fondamentale stava sfuggendo un po’ a tutti: il problema non era (e non è) solo di nuovo Palazzo di Giustizia o di nuovo Polo, ma era (ed è) di vivibilità degli spazi in cui viene esercitata la Giustizia.

Un esempio su tutti: il Palazzo di Giustizia di Piazza de Nicola (sede del Tribunale Civile, del Tribunale di Sorveglianza, del Tribunale del Lavoro, della Procura Generale della Corte d’Appello e della Corte d’Appello) vede la presenza quotidiana di migliaia di persone (si stima una media di un migliaio di visitatori, tra cancellieri, magistrati, Avvocati e pubblico): una presenza importante, dunque. Tuttavia, a fronte di questa numerosa presenza quotidiana, non v’è un presidio di Primo Soccorso o di Pronto Soccorso. Fino a qualche tempo fa, esisteva una infermeria e vi era un presidio del 118 (che fungeva da raccordo delle esigenze degli operatori della Giustizia e di quelle della c. d. società civile). Da qualche anno non è più così …

Allo stesso tempo, il Palazzo di Giustizia di Via Dioguardi o del Giudice di Pace al Quartiere San Paolo, per quanto presidi di legalità, hanno lo stesso problema del Palazzo di Giustizia di Piazza de Nicola, pur non avendo i numeri quotidiani di quest’ultimo.

Senza parlare della situazione (tragica) dell’edificio in cui, attualmente, versa (e ciò da vari lustri ormai) il Tribunale per i Minori, visitato ogni giorno da minori e da bambini.

Era necessario che il Consiglio dell’Ordine, nell’ambito delle competenze ad esso riservato dall’art. 29, Legge 247/12, iniziasse (e non solo timidamente, come fatto fino ad oggi) ad interessarsi a queste problematiche. Che non sono solo politiche, ma sono anche (se non soprattutto) della Avvocatura. Ben venga, quindi, l’istituzione di una Commissione Edilizia Giudiziaria. E grazie a questo Consiglio che ha avuto il coraggio di marcare la distanza rispetto ai precedenti Consigli, prendendo il toro per le corna e assumendosi la responsabilità di affermare che anche la Avvocatura deve partecipare alle scelte, in materia di Edilizia Giudiziaria in senso lato.

Oggi si è assistito ad un cambio di marcia epocale: non più spettatori delle scelte che venivano catapultate sulla testa degli Avvocati, ma coprotagonisti.

Cambiare si deve e, se questo è l’incipit di una nuova avventura,

NOI CI SIAMO.

            Nicola Zanni*

*Presidente di Futuro@Forense e Coordinatore Commissione Edilizia Giudiziaria

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