“Non fare al tuo vicino ciò che ti offenderebbe se fatto da lui” (Pittaco)
La regola evidenziata nell’aforisma di cui sopra, deve permeare di sé ogni secondo della esistenza di un essere umano. Anche perché quello che si definisce il “karma”, poi colpisce (e va giù di brutto).
E la regola descritta abilmente da Pittaco (e che si ritrova anche nel Vangelo di Matteo 7. 12 – “Tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro”) si applica anche in politica (e pure nella politica forense). Per esempio, dopo anni di dileggio e di soprusi, coloro i quali hanno praticato l’arte del dileggio e del sopruso verso il nemico si trovano nella stessa posizione di chi hanno dileggiato e vessato (nascosti dalle tenebre di un regolamento di Consiglio che mirava a tenere celate le schifezze compiute in nome del Consiglio, ma adottate a maggioranza). E con questi “odierni vessati” sono quelli che sono sulla loro barca.
Oggi piange chi ieri voleva espellere dal sistema i “reietti”, i nemici, i paria perché essi, gli “eletti”, si ritenevano gli unici depositari della verità, anche se compivano nefandezze. Torme di lecchini li seguivano e, per fare parte della loro “squadra”, dovevi fare il “bravo” (termine più volte usato da un ceffone al telefono e, fortunatamente ascoltato da più persone, perché era in vivavoce).
Le regole della democrazia sono altre, per fortuna. Così come, sempre per fortuna, certi soggetti sono stati (loro sì!) espulsi da un sistema che si erano illusi di aver creato a loro immagine e somiglianza.
Nicola Zanni*
*Direttore editoriale di Futuro@Forense
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