Intervista al Candidato Presidente avv. Salvatore D’Aluiso

I prossimi 17, 18, 19 e 20 gennaio 2023, il Foro di Bari sarà interessato dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine e del
Comitato Pari Opportunità, istituito presso il Consiglio dell’Ordine. Al momento sono 3 le liste in campo per l’elezione di 25
Consiglieri al COA (al CPO sono 14 i posti a disposizione). Una di queste è la lista COAlizziamoci, sostenuta – tra gli altri – dalla
Associazione Futuro@Forense ed in cui è candidata la Tesoriera della Associazione e Componente del CPO, Eugenia Acquafredda. In
lista ci sono 16 Candidati equamente distribuiti tra uomini e donne ed un candidato Presidente, l’Avvocato penalista Salvatore
D’Aluiso che ringraziamo per la sua disponibilità e a cui rivolgiamo alcune domande

Avvocato D’Aluiso, innanzi tutto, cominciamo con le presentazioni e, scusandoci per l’impatto brutale, provocatoriamente Le chiediamo: Lei chi è?
Un Avvocato e basta, ma scusate se è poco!. Uno dei tanti Avvocati che quotidianamente armato solo delle propria borsa professionale e gravato dalla responsabilità di tutelare chi ti ha affidato il proprio destino, nel mio caso – quale Penalista – la propria libertà personale, affronta l’agone giudiziario con la consapevolezza dell’importanza e della delicatezza del proprio ruolo. Questa mia splendida avventura è iniziata oltre trentacinque anni or sono quando, imberbe e timoroso, ebbi la fortuna di essere ammesso a frequentare lo studio dell’avv. Michele De Pascale che mi ha sopportato, con l’affetto di un Padre, per i successivi diciotto anni. Erano i tempi, mi perdoni questo personalissimo flash back, in cui insieme a Lui le sezioni penali del nostro Tribunale erano frequentate anche da altre figure imponenti che hanno dato lustro all’ Avvocatura Barese tra le quali ricordo, con particolare nostalgia, Don Aurelio Gironda, Don Achille Lombardo Pijola, Don Eustachio Sisto ed il prof. Gaetano Contento. Erano Professionisti, la P maiuscola non è casuale, che incutevano una soggezione reverenziale in ragazzini come me anche solo quando incrociavi il loro sguardo ma tale sentimento si rivelò da subito ingiustificato. Infatti tutti Costoro dimostravano immediatamente per noi, allora giovani, un sincero atteggiamento di cordialità e soprattutto una concreta disponibilità nel sostenerci nei non rari momenti di difficoltà che la nostra Professione riserva. Il prosieguo della mia vita professionale, forte di tali esempi e degli insegnamenti ricevuti, è stato sempre caratterizzato dall’intento di farne tesoro e di metterli in atto.

Non si può proprio dire quindi che il mondo della Professione Le sia ignoto. Si ricorda anche che, in passato, Ella ha ricoperto a la funzione di Consigliere dell’Ordine. A quando risale la Sua esperienza Istituzionale?
La mia esperienza istituzionale è stato il termine di un percorso che è iniziato in una prestigiosa palestra che si chiama AIGA.
L’Associazione Italiana Giovani Avvocati ha avuto per me una funzione formativa sotto il profilo professionale e personale. Mi ha dato infatti la possibilità di approcciarmi alla politica forense giungendo a ricoprire l’incarico di Presidente della Sezione di Bari dal 1998 al 2002 ma soprattutto mi ha consentito di incardinare rapporti di colleganza che ben presto si sono trasformati in inossidabile amicizia. Successivamente ho avuto l’onore di ricoprire la carica di Consigliere dell’Ordine dal 2004 al 2009, rinunciando a successive candidature nel rispetto del principio della rotazione nelle cariche che, all’epoca, non era imposto da alcuna disposizione normativa ma era affidato solo alla sensibilità di chi riteneva giusto ed opportuno «farsi da parte» per consentire ad altri di vivere la stessa esperienza.

Cosa La spinta a «rimettersi in gioco»?
Nella vita arriva sempre un momento in cui non puoi girarti dall’altra parte soprattutto se chi ti chiama lo fa per affetto e stima, certamente immeritata. Il rinnovamento è un’esigenza che ho sempre avvertito con riferimento al nostro Ordine. L’incarico che siamo chiamati a ricoprire, se ci sarà democraticamente consentito, è da considerarsi un servizio e non un mestiere e pertanto ognuno di noi dovrebbe rendersi disponibile. Inoltre vi è stata la condivisione di un progetto, che ha coinvolto anche la Vostra Associazione, che vede al centro dell’attenzione il singolo iscritto quale portatore di idee, valori e proposte che devono trovare nell’Ordine il luogo in cui venire discusse e possibilmente realizzate.

Chi ha avuto la fortuna di assistere alla presentazione della lista COAlizziamoci, nei giorni scorsi, ha avuto modo di apprezzare le Sue parole, in particolare il Suo personalissimo motto. A beneficio dei nostri lettori, vuole ripetere questo motto? E ci vuole spiegare il significato dello stesso?
Cuore e coraggio. Il cuore è un sentimento che ti induce a renderti disponibile per realizzare un progetto in cui tanti credono. Il coraggio è ciò che ti fa superare la ritrosia riassunta in una semplice domanda: «Ma chi me lo fa fare?». Quando poi mi sono ritrovato al fianco di quindici splendide Persone, l’entusiasmo ha prevalso su tutto.

Lei è penalista e, come tutti i penalisti, più di tutti ha subito la pena delle tende, nel 2018. Cosa si ricorda di quel periodo? Quale è stata la Sua personale sensazione?
Una profonda mortificazione. Non dimenticherò mai un giorno in cui fui costretto a raggiungere un’aula, o meglio una tenda, dove comunque era richiesta la mia presenza. La notte precedente aveva diluviato e, per raggiungere l’aula – o meglio la tenda – montata nel terreno antistante il palazzo sgomberato, i piedi affondavano nel fango che arrivava alle caviglie. Quando arrivai il Giudice mi accolse con una domanda: «Avvocato, ha visto come ci siamo ridotti?». In quella domanda colsi una comunanza di sentimenti che nei momenti di maggiore difficoltà possono unire Avvocatura e Magistratura.

A Suo giudizio, la questione «edilizia Giudiziaria» dovrebbe essere af rontata in maniera più «passionale» dalla Avvocatura? O resta solo un problema politico che la Avvocatura dovrebbe far risolvere solo alla politica?
Se l’annosa ed ormai insopportabile questione dell’edilizia giudiziaria del nostro circondario fosse stato un problema affidato solo agli Avvocati e a tutti gli altri operatori del settore Giustizia sarebbe stato già risolto. Oggi però, anche grazie all’impegno della politica, finalmente si prospettano concrete soluzioni. Agli Avvocati il compito di stimolare costantemente tale concretezza.

In questi anni, il Consiglio dell’Ordine è stato costretto a rincorrere le decisioni del CNF e delle Sezioni Unite della Cassazione, a causa di una situazione particolare che riguardava il tema della ineleggibilità , quale è la sua opinione a riguardo?
Se nella mia vita avessi voluto esprimere giudizi mi sarei cimentato nel concorso in Magistratura ma ho deciso di «fare» l’Avvocato e pertanto, come tale, mi limito a dire che quanto accaduto mi ha amareggiato e mi sono chiesto: «Se quegli impareggiabili Avvocati che ho citato prima fossero stati ancora tra noi, cosa avrebbero pensato?»

Dei Suoi «compagni di avventura» cosa può dirci?
Sono tutte e tutti di gran lunga migliori di me e chiunque legga la nostra lista si dovrà necessariamente porre un interrogativo: «Perché il Candidato Presidente è Salvatore D’Aluiso se le altre otto candidate e sette candidati sono migliori di lui?»

Cosa dovrebbe fare, a Suo giudizio, il nuovo Consiglio, nel caso in cui ci fosse una «discontinuità» rispetto al passato?
Il nostro obiettivo è rendere la nostra Istituzione più partecipata possibile. È necessario trasmettere alle Colleghe ed ai Colleghi che il momento elettorale non è la fine di un percorso ma l’inizio. In una competizione elettorale è giusto e naturale chiedere il consenso ma noi chiediamo qualcosa in più: terminato tale momento non ci lasciate soli. L’Ordine deve essere il luogo del confronto partecipato dove tutte e tutti possano offrire il proprio contributo di idee e di progetti che, condivisi senza pregiudizi, possano – come ho detto poc’anzi – essere realizzati.

Nicola Zanni

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