Pediludium docet, ovvero, il calcio insegna!

Praticare sport è sicuramente salutare e, tra i tanti sport che si potrebbero praticare, quelli di squadra sono i più divertenti oltre che avvincenti.

In Italia per esempio lo sport più seguito e praticato in assoluto è certamente il gioco del calcio, lo sport per antonomasia cioè in cui è importante il gioco di squadra oltre che la classe dei singoli.

Da solo, infatti, un fuoriclasse potrebbe fare ben poco per vincere le partite e le competizioni. Egli, dunque, se non avesse alle spalle un gruppo di validi giocatori, oltre che un buon allenatore, certamente non otterrebbe i risultati sperati.

Nella storia del calcio di club calcistici che hanno fatto la storia ce ne sono stati molti, alcuni fra tutti Milan e Real Madrid (sono infatti tra i club più titolati al mondo), i quali però hanno puntato per molti anni e per molte competizioni sempre sulla stessa squadra, sugli stessi giocatori e sullo stesso allenatore i quali, ad un certo punto e con il passare del tempo, erano diventati così noti ma allo stesso tempo così prevedibili nelle loro giocate che gli avversari avevano imparato a controllare le loro mosse e a prendere le dovute cautele.

Fino a quando infatti la squadra era formata da giocatori esperti ed ancora in età semi giovane le cose sono andate bene. Ad un certo punto però, quei giocatori erano diventati grandi (circa 40 anni) per poter pensare di poter giocare ancora tutte le partite e per tutti i 90 minuti e, dunque, queste squadre hanno cominciato a perdere terreno perché pensavano che con le seconde linee (le quali tuttavia avevano giocato solo in serie minori) si potesse andare avanti e si potesse continuare a vincere quasi a considerare gli altri non in grado di organizzarsi.

Il pubblico sugli spalti certamente non mancava, ma l’insoddisfazione di questi sostenitori cresceva fino a quando è diventata vera e propria protesta dei tifosi, perché questi sostenitori chiedevano un cambiamento e, per cambiare, è stato necessario fare un passo indietro, fermarsi e riflettere sul bene della squadra e di tutti quei tifosi che fanno parte integrante di una realtà dalla quale non si può prescindere.

Ed invece in taluni casi si è assistito ad un vero e proprio declino, in altri ad una presa di coscienza che ha permesso almeno di limitare i danni e di mantenere una certa credibilità nel panorama calcistico.

W il gioco di squadra, w il nuovo che avanza, perché il rischio potrebbe essere quello di rimettere in campo chi ormai le scarpe al chiodo le ha appese da tempo e andare avanti ma sempre con un occhio al passato per evitare di ripetere gli stessi errori.

Noi ci siamo!

Eugenia Acquafredda

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