Diretttore censore, perché fai così?

Eh no, caro Direttore: non si fa così! Mi dici che non pubblichi un pezzo in cui dico che, per taluni, è più indicata la zappa in mano rispetto alla toga sul Quore.

Ed io mi offendo, lo sai che sono suscettibile a certe reprimende. E non scrivo più articoli per questo giornale che mi censura nel mio essere somaramente io.

Eh no, caro Direttore: non si fa così!

Quasi quasi adesso ti mando una pec sul tuo indirizzo di posta certificata per chiederti il nome di Lucignolo ed anche de Il Grillo Parlante (te lo raccomando, questo). E poi pubblico il contenuto della mia richiesta (e non anche della tua risposta, perché così si fa) su Facebook, così che i leoni da tastiera potranno sfogarsi con il loro miagolio (che, più che altro, assomiglia al belato degli agnelli prima di essere macellati).

Citi Rodotà. Ma tu credi che almeno io sappia cosa abbia detto Rodotà?

Parli di diritto di critica, di satira, finanche di diritto alla allegoria: ma tu credi che almeno io sappia cosa siano? Io sono un bambino che aspira a diventare un ciuco e ad andare nel paese della cuccagna dove sempre si gioca e sempre si magna.

Tu leggi i pezzi che ti giungono, prima della pubblicazione: secondo te, è normale che un Direttore Responsabile legga e pubblichi i vari pezzi, non senza aver eventualmente se vi siano potenziali danni connessi alla pubblicazione di questi ultimi?

Eh no, caro Direttore: non si fa così!

Tu sei troppo rigido, non sei un esempio da seguire. Perché fai così? Ora vado perché Pinocchio mi aspetta alla fermata del carro trainato dagli asini per andare nel paese della cuccagna. Lì non c’è censura… ed i danni si vedono tutti.

Tuo

            Lucignolo

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