E’ meglio il silenzio che l’equivoco (J.N.A. Rimbaud)

E’ proprio vero, alle volte è meglio restare in silenzio piuttosto che ingenerare confusione ed equivoci.

Oscar Wilde così affermava “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. Ma, nella civiltà dei social dove tutto è veloce ed immediato, è ancora possibile restare in silenzio per il tempo strettamente necessario a costruire un pensiero, valutarne effetti e conseguenze, e poi condividerlo?

Evidentemente no.

Qualche giorno fa e precisamente il 10 agosto, a firma del giornalista Jacobazzi, la prima pagina de Il Dubbio (Edizioni Diritti e Ragione. Edizioni Diritti e Ragione s.r.l. è stata costituita il 10 dicembre 2015 su impulso della FAI Fondazione dell’Avvocatura Italiana che ha fra le sue finalità la valorizzazione dell’avvocatura e la divulgazione dei diritti di difesa della persona; per perseguire tali scopi lo statuto della FAI prevede anche la possibilità di pubblicare, diffondere e commercializzare articoli, riviste, giornali e dispense, con qualsiasi cadenza, anche in abbinamento ad altri prodotti su supporti cartacei, audiovisivi e telematici. Il Consiglio di Amministrazione – nominato in sede di costituzione è composto dal Presidente della FAI avv. Andrea Mascherin, dalla vicepresidente della FAI avv. Carla Broccardo e dal rag. Roberto Sensi – nella riunione del 10.12.2015 ha deliberato di avviare la pubblicazione di un giornale quotidiano, la cui testata IL DUBBIO è stata registrata al Tribunale di Bolzano in data 16.12.2015. – dalla sezione Chi siamo – n.d.r.) titolava “La crisi di governo blocca la riforma della giustizia”.

In vero, l’incedere ondivago e per certi aspetti confuso del giornalista ridimensiona il roboante titolo e riduce il tutto alla nota polemica tra Lega e Cinquestelle in materia di giustizialismo (Giustizia è concetto ben diverso e, per nostra sfortuna, ignoto alla gran parte dei nostri Governanti).

L’incerto proemio del simpatico Jacobazzi ha dato spunto al nostro Direttore editoriale, Nicola Zanni, di prender posizione e stigmatizzare non tanto l’articolo giornalistico, quanto l’opportunità politica dell’iniziativa editoriale, allo stato costosa e per certi aspetti inutile.

Puntuale è giunta la replica del Giornale (a firma di Errico Novi), evidentemente attento lettore di Futuro@Forense il quale, bontà sua, ha restituito una interpretazione autentica del pensiero del Jacobazzi (ancora contemporaneo) meglio chiarendo sia il senso del titolo che le ragioni, le quali appaiono sotto certi aspetti anche condivisibili.

Come non promuovere le modifiche all’Ordinamento Giudiziario tese a meglio regolare la responsabilità dei magistrati o, il sistema elettivo del CSM o, il rientro dei magistrati al termine di un incarico elettivo, quando è in discussione il precario esercizio della difesa tecnica?

Certamente, noi avvocati avremmo preferito leggere un intervento ben più incisivo e chiaro, non fosse altro che la ribalta usata dal Jacobazzi è quella pagata dall’intera Avvocatura. Ma questa è altra storia.

Tuttavia, il buon Errico Novi, nel legittimo esercizio del diritto di replica e nel tentativo di legittimare una iniziativa editoriale fallimentare sotto il profilo economico e finanziario, giunge finanche ad affermare che “Il Dubbio” nasca come iniziativa editoriale a tutela della classe media.

Mi consenta, caro Novi, prima di ogni cosa ringraziarLa per l’attenzione che ha inteso riservare alla nostra Associazione Futuro@Forense editrice dell’omonimo giornale ed al Suo Presidente, avv. Nicola Zanni. L’aver riconosciuto la nostra Associazione come soggetto politico dell’Avvocatura nazionale da una parte ci riempie di orgoglio, sebbene consapevoli dell’impegno profuso da Nicola Zanni in favore dell’avvocatura di tutti i giorni, dall’altra ci impone di osservare la massima attenzione verso quegli avvocati senza padrini e perennemente in lotta per la sopravvivenza.

Ed è proprio in ossequio ai principi richiamati che risulta necessario replicare e ribadire con forza che, contrariamente a quanto Lei afferma, il Giornale non è promosso dagli avvocati italiani, ma è solo l’espressione della Fondazione dell’Avvocatura Italiana, già estrinsecazione del Consiglio Nazionale Forense, e della Cassa Forense, che nel marzo 2016 diedero vita al progetto editoriale “con l’intento di promuovere e aggiornare la cultura giuridica e forense e divulgare i diritti per la difesa della persona.”(così si legge sul sito n.d.r.)

Per quanto mi riguarda, non sono stato chiamato ad esprimere il mio pensiero in ordine all’iniziativa editoriale “Il Dubbio” e, molto sinceramente, allo stato non ne faccio una questione politica ma squisitamente economica.

Lei, mio caro Novi, assieme ai Suoi stimatissimi colleghi è legittimamente e giustamente pagato anche con il mio denaro e per tale evidenza, considerato che vi sono colleghi alla soglia di povertà, colleghi in difficoltà con il pagamento della Cassa o della tassa di conservazione, ancora più sinceramente e con infinita stima, devo dirle che avrei amato che CNF e Cassa Forense, piuttosto che rendersi editori – al pari di Confindustria – bene avrebbero fatto se avessero impiegato quei denari magari consentendo una estensione della pace fiscale e comunque occupandosi dei problemi del quotidiano del ceto forense.

Non è questione politica, ma di semplice sopravvivenza!

Michele Rubino

Componente del Consiglio Direttivo dell’Associazione Futuro@Forense

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