L’ultimo samurai e l’istituzione

A margine dell’articolo L’ultimo samurai e noi, a firma di un non meglio identificato uno che non fa harakiri, articolo pubblicato sul giornale online Futuro@Forense lo scorso 1° Luglio 2022, alcune considerazioni nascono spontanee.

In primo luogo, a chi si riferisce l’articolista, quando parla di chi “si trincera dietro il concetto di coerenza; ma vota contro dopo aver detto che, effettivamente, le cose sono fatte bene”? Certamente non interessano nome, cognome e codice fiscale del samurai coerente; ma sarebbe bello, quanto meno, capire, il riferimento del predetto articolista.

A parte ciò, è interessante notare come la coerenza (in politica, anche forense, come in tutti gli ambiti della vita) sia una sorta di abito che viene indossato a seconda delle stagioni e come chi la indossa (rectius, la cita – a sproposito o meno, ma questo è un altro fatto), lo faccia sempre e solo pro domo sua.

Mutatis mutandis e contestualizzando la parafrasi (sicuramente allegorica) del signore che non fa harakiri, il sentimento che si può provare, in questi casi, è solo pietà per chi, con la scusa (o con la presunzione) di voler fungere da fustigatore dei costumi, affibbia patenti di incoerenza a destra e a manca. Dimenticandosi di essere, egli o ella stesso/a per primo/a, un/a incoerente e dimenticandosi, esso/a stesso/a, di rivestire (dovendo ringraziare dimissioni volontarie e/o forzate) un qualunque incarico Istituzionale il quale impone delle regole. Prima di tutto, il rispetto delle altrui idee.

Ma, a questo punto, su un altro punto sarebbe opportuno soffermarsi.

L’articolista del 1° Luglio, nel suo pamphlet, afferma che “il samurai coerente lo compatisco. In fondo, la solitudine è una brutta bestia ed alzarsi da solo la mattina, ragionare da solo per tutto il giorno, darsi ragione da solo, andare a dormire da solo, non deve essere bello”, di fatto attribuendo la personale coerenza del samurai solitario ad un continuo e patologico stato di solitudine del predetto samurai. Come dire che questi ha maturato una sorta di sentimento coerente, a causa (o a seguito) di un continuo e costante confronto solo con se stesso. Grave, questa considerazione, se solo si considera che la politica (anche quella forense) è un continuo confronto, anche aspro, ma che mai deve scantonare nella pugna personale.

E l’ultimo samurai (evidentemente ebbro di solitudine e forte della ragione che si dà, a seguito del solo ed unico confronto con se stesso) non si comporta in questo modo. Anzi l’ultimo samurai è sempre pronto a puntare l’indice verso gli altri (dimenticando che i suoi medio, anulare e mignolo sono puntati contro di lui).

Prendendo sempre come riferimento l’articolo pubblicato il 1° Luglio 2022 e rapportandolo alle cose nostre, non si può non notare come Gennaio 2023 sia ormai alle porte e come – a causa dello status di ineleggibilità che riguarda la maggior parte dei Consiglieri attualmente in Consiglio – il populismo (travestito da coerenza) si stia affacciando pericolosamente. E con lui si sta affacciando il nihilismo (travestito da rispetto della Legge a proprio uso e consumo).  A ben vedere, l’ultimo samurai è già presente e si sta agitando.

Cosa si può fare per evitare che il demone del populismo e quello del nihilismo si impossessino della politica? Uno dei concetti – chiave del saper vivere è quello secondo il quale la Politica, quella seria, quella vera, è sintesi, è confronto sui programmi e sulle idee (che camminano sulle gambe delle persone, anche se alcune persone sembrano non avere idee). E se – secondo F. Nietszche – il nihilismo è il terribile senso di vuoto e di totale assenza di un fine o di uno scopo che l’uomo sperimenta a seguito della morte di Dio, per i coerenti nihilisti è vera e propria fama di iconoclastia: distruggere il Potere senza avere un progetto alternativo.

In questi ultimi anni, i 5 stelle lo hanno elevato a massimo sistema politico, in Italia. Ed oggi se ne vedono le conseguenze.

Evitiamo che, anche nelle faccende forensi, accada questo.

E noi, nel nostro piccolo, cercheremo di evitarlo.

Nicola Zanni*

*Presidente di Futuro@Forense

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