Rapporti fra Colleghi e con le Istituzioni Forensi

Lunedì 20 dicembre scorso si è concluso il ciclo di incontri di formazione per l’anno 2021.

L’evento si è svolto in modalità mista con la presenza di un limitato numero di Colleghi presso la Sala delle Adunanze del Consiglio dell’Ordine (in ossequio ai protocolli Covid 19)  e di quasi trecento collegati da remoto attraverso la piattaforma GOTOWEBINAIR .

L’Associazione, e per essa la Commissione Eventi, ha voluto chiudere l’anno offrendo all’attenzione dei Colleghi un tema assai caro: “Rapporti fra Colleghi e (rapporti) con le Istituzioni Forensi”.

Nel solco della continuità e sempre ben accorti ad evitare fenomeni autocelebrativi sono stati invitati a relazionare l’Avv. Manuel Virgintino – componente del C.n.F. e già Presidente del COA di Bari 2008/2015 – l’Avv. Mariano Fiore – Presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina e già consigliere dell’Ordine – nonché l’Avv. Guglielmo Starace – Presidente della Camera Penale Lombardo Pijola di Bari.

I lavori sono stati preceduti dai saluti istituzionali portati dal Presidente del Consiglio dell’Ordine avv. Giovanni Stefanì, dall’avv. Marisa Savino Vice Presidente della Camera Penale Lombardo Pijola e dall’avv. Nicola Zanni Presidente dell’Associazione Futuro@Forense.

Vale precisarsi che l’argomento ed i temi assegnati avrebbero meritato la trattazione nella forma del dibattito attraverso una diretta interlocuzione dei presenti con i relatori ma le attuali condizioni sanitarie hanno imposto un diversa gestione dei lavori.

Appassionata ed intensa è stata la relazione dell’Avv. Virgintino al quale era assegnata la trattazione e lo sviluppo del tema Istituzioni forensi e corpo elettorale”.

Il Consigliere Virgintino ha posto in evidenza l’asimmetria del rapporto tra Istituzioni, corpi intermedi e corpo sociale”.

Certamente, chiosa l’avv. Virgintino, “l’ordine forense è, dunque, un corpo intermedio rispetto allo Stato, al cui interno coesistono Istituzioni, Associazioni ed iscritti all’Albo le prime,  a loro volta, corpi intermedi rispetto alle Istituzioni Forensi, in quanto portatrici di istanze provenienti dai propri Associati, mentre gli iscritti all’Albo rappresentano il corpo sociale dell’ordine forense”.  Sicché proprio quei corpi intermedi – costituiti da formazioni sociali – si pongono quali elementi ideali di congiunzione tra il cittadino e le Istituzioni.

L’avv. Virgintino quindi ricostruito l’assetto ideale delle Istituzioni Forensi in quanto corpo sociale, qui con estrema chiarezza, ha regalato un ulteriore motivo di riflessione: “L’Ordine Forense non è riconosciuto dai cittadini come corpo intermedio di aggregazione sociale”.

Quanto saggiamente e duramente osservato dal Consigliere deve imporre una doverosa riflessione delle ragioni che nel tempo hanno determinato un così evidente scollamento e perdita di fiducia da parte della Collettività. Che sia in atto una profonda crisi è dato certo, ma l’Ordine Forense (qui inteso nella accezione Zanardelliana – così come acutamente affermato da Virgintino) è davvero così irrilevante (o indifferente) per l’azzeramento delle distanze tra le Istituzioni ed il Cittadino?

Se Atene piange, Sparta non ride.

Il Cittadino ha perso la fiducia verso l’Ordine Forense perché, evidentemente, ne percepisce uno sfaldamento e lo fa leggendo tra le pieghe di una sempre più forte asimmetria delle fasce reddituali che pongono le basi per un violento individualismo prodromo della definitiva disgregazione dell’Istituzione.

L’avv. Virgintino in poco meno di quaranta minuti ha strappato il velo di quella falsa ipocrisia stimolando le coscienze dei presenti ad una profonda riflessione ora più che mai non più procrastinabile.

Siamo davanti ad un bivio, a Noi la scelta di quale direzione prendere.

Al Presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina – avv. Mariano Fiore – amico dell’Associazione al pari di tutti i relatori che sino ad oggi si sono alternati negli eventi di formazione – è stato assegnato il tema “Rapporti tra Colleghi e con le Istituzioni nel Codice deontologico”

Il Presidente Fiore ha ricostruito l’impianto normativo espresso nella Legge 247/12 (legge di riforma dell’ordinamento forense) ricordando i lavori del XXXI Congresso Nazionale Forense tenutosi a Bari nel novembre del 2012 (il primo congresso con la nuova legge professionale) ed i regolamenti di attuazione emanati dal CNF rispettivamente a gennaio e febbraio 2014.

Qui mi sia consentita una divagazione assolutamente personale.

Nel corso di questi anni di Professione mi sono accorto di una comune disattenzione verso le norme che regolano la professione di avvocato, e non mi riferisco solo a quelle deontologiche, ma anche verso l’intero impianto normativo di cui alla legge del 2012 .

La riforma dell’Ordinamento Forense giunge dopo ottant’anni dal Regio Decreto Legge del 1933 che regolava la professione di avvocato e di procuratore, sicché una mancanza di interesse verso l’impianto normativo (equo o non equo) che regolamenta la professione di avvocato è sintomatico di quel fenomeno di disgregamento già evidenziato dall’avv. Virgintino.

Il Presidente Fiore ha esposto in maniera esemplare le norme del Codice Deontologico, partendo dai principi generali contenuti nel Titolo I per poi esaminare le norme contenute nel Titolo II rubricato RAPPORTI CON IL CLIENTE E CON LA PARTE ASSISTITA.

L’avvocato deve essere “di assoluta onestà e rettitudine” e tale contegno deve estrinsecarsi sia nella forma che nella sostanza. Significativa è l’espressione a mente della quale il Presidente del C.D.D. riduce il concetto “l’avvocato deve essere integerrimo e deve anche apparire tale”.

Dopo una puntuale ricostruzione del procedimento disciplinare è stato descritto il sistema sanzionatorio.

La deontologia, come direbbe qualcuno, è lo studio del dovere. Se di questa attività v’è traccia nella Ragion Pratica di Kant, la parola deontologia  è abbastanza recente, sebbene le organizzazioni complesse hanno sempre avuto la necessità di codificare i comportamenti e le azioni ritenute doverose nei confronti degli altri compartecipanti.

Ciò detto, e questo a mio personalissimo pensiero, la violazione di quei principi etici, anche e non solo racchiusi nel codice deontologico, stride e contrasta con i valori morali di cui l’avvocatura è portatrice.

La conclusione dei lavori è stata affidata all’avv. Guglielmo Starace.  Il Presidente della Camera penale Lombardo Pijola ha relazionato sul tema “Colleghi nel processo e fuori dal processo”. In perfetta linea logica con tutti i precedenti relatori, l’Avv. Starace si è soffermato in una lettura etica dell’essere avvocato con tutte le implicazioni di carattere morale che la professione richiede.

Dice Starace “che bello trovarsi fuori, magari all’estero, ed incontrare un volto conosciuto. Una persona amica nella quale puoi riporre la tua fiducia.”

Certo, il sistema normativo offre e codifica le regole di ingaggio (nel processo) ed i principi morali – codice di comportamento – che sovraintendono ai rapporti.

Ma fuori cosa accade ? Possiamo ancora ritenere il brocardo semel advocatus semper advocatus attuale?

Molteplici sono stati i motivi di riflessione offerti dai relatori e proprio per questa ragione, in chiusura di lavori gli Amici Virgintino, Fiore e Starace hanno promesso di tornare quando le condizioni sanitarie consentiranno la presenza fisica dei Colleghi per poter avviare un dibattito attraverso l’immediata interlocuzione con i presenti.

In ultimo, è doveroso da parte mia ringraziare Tutti i Colleghi presenti per la paziente attenzione, il Presidente dell’Associazione Futuro@Forense nella persona dell’avv. Nicola Zanni, la Commissione Eventi per l’impegno e l’abnegazione dimostrata nel corso di questo 2021.

Ci vediamo a gennaio con nuovi ed appassionanti eventi.

Michele Rubino

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