Osservazioni ed interrogativi sul c.d. “green pass”

La prima osservazione è semantica. Il passaporto o certificazione vaccinale l’hanno chiamato: green pass. Alla lettera: nullaosta verde. Il che farebbe pensare ad un premio dato a chi non inquina o fa più raccolta differenziata o pianta più alberi. Insomma, nulla a che vedere con la vaccinazione. Ed allora?  Il Manzoni ci insegnava che quando non si hanno argomenti convincenti ci si trincera dietro il latinorum. E il latinorum dei nostri tempi è, com’è noto, un inglese addomesticato.

La seconda osservazione è di buon senso. Gli scienziati onnipresenti sui giornaloni e sui media ci dicono e ci ripetono che bisogna raggiungere l’immunità di gregge e che questa si raggiunge con l’80% della popolazione vaccinata. Perché allora dare la caccia a quel 5% di no vax e a quelli che non l’hanno fatto o potuto ancora fare ed escluderli dalla vita sociale? Perché trasformare ristoratori e baristi e gestori di teatro in poliziotti? D’altronde, se uno è vaccinato (e chi scrive ha fatto la prima dose e non è affatto contrario ai vaccini), cosa avrebbe da temere da chi non lo è ancora o non vuole fare il vaccino per proprie convinzioni?  Tutto ciò non ci autorizza a pensare che il vaccino anticovid sia solo un medicamento sperimentale, i cui effetti in fondo non sono noti?

Terza ed ultima osservazione di carattere giuridico. Che dignità ha uno Stato che ricatta i suoi cittadini, che impone surrettiziamente un obbligo di fatto come il green pass, lavandosi però le mani dalla propria responsabilità in caso di eventi luttuosi seguiti alla vaccinazione? Perché discriminare i cittadini in base alla vaccinazione – e si badi anche quelli che vogliono fare la vaccinazione, ma non l’hanno ancora fatta perché non ci sono con i tempi, dato che l’obbligo scatta il 6 agosto? Perché tanta solerzia del ministro dell’Interno Lamorgese  nel condannare pacifiche manifestazioni in tutt’Italia, che oltretutto rappresentano un diffuso disagio, chiudendo un occhio su analoghe e ben più gravi manifestazioni sportive o sui flussi incontrollati di immigrati nel nostro Paese?

Qui sono in ballo interessi e beni tutelati dalla nostra Costituzione. E segnatamente: l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, l’art. 16:  “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”, l’art. 17: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”, l’art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”, l’art 22: “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica”. O questi principi non hanno più valore per il governo Draghi?

Sandro Marano

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