Il cervello all’ammasso…

Ogni tanto, l’attenzione viene attirata da concetti che vengono esplicitati attraverso delle metafore.
Una di queste, molto interessante, è “portare il cervello all’ammasso” che (secondo una definizione trovata su internet) “è una espressione nota e spregiativa. La si dice nei confronti di coloro che in qualche modo si adeguano passivamente alla volontà di altri. In questo caso, parlando di politica, alla volontà del proprio partito, disposti perfino a fare delle figure meschine”.
I modi per definire chi porta all’ammasso il proprio cervello, sono tantissimi e non tutti molto eleganti …
Ciò che scandalizza (o, meglio, dovrebbe scandalizzare) un uomo dotato di media intelligenza, è la semplicità di compiere tale attività di “dileggio della propria intelligenza”, violando – anzi, violentando – la propria dignità di uomo (intesa come appartenente al genere umano).
Si può rinunziare alla propria dignità di essere pensante, nel momento in cui si accettano passivamente scelte (errate) imposte da chicchessia, abdicando alla propria intelligenza.
E qui il discorso diventa un po’ più complicato, perché ci si pone qualche domanda.
Ad esempio, portando il proprio cervello all’ammasso (nella interiore convinzione di stare facendo la scelta migliore, pur con la rinunzia al minimo spirito critico), che cosa si ottiene?
La cosa che muove il mondo, è il denaro dinanzi al quale tutte le questioni ideali e di principio soccombono.
Un’altra cosa che muove il mondo (sia pure in maniera più limitata) è la propria vanagloria (ma questa è sicuramente inferiore rispetto al denaro).
Può, quindi, uno portare all’ammasso il proprio cervello per il solo fatto di reputarsi optimus rispetto ad altri (salvo poi, in concreto, essere minimus), senza ottenere benefici reali?
Può, dunque, uno portare all’ammasso il proprio cervello, per il solo fatto di non uscire da cerchi magici? E a quale costo? E con quali conseguenze?
Vale la pena violentare la propria intelligenza, a meno che non ci sia l’inclinazione ovina a seguire passivamente un pastore qualsiasi, senza rendersi conto che questi sta portando il gregge al macello.
Domande forse retoriche, queste … ma che un individuo mediamente pensante dovrebbe porsi …
Ma, in fondo, va bene così: l’importante è credere di essere migliori, non perché si è migliori degli altri (ma perché si è migliori).
O tempora o mores!
Il Criticone

 

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