Protesta, proposta e nichilismo cosmico

Che ci sia crisi, è evidente; così come è evidente che il Covid 19 abbia scoperchiato il classico vaso di Pandora da cui sono uscite tutte le storture del sistema Giustizia.

Il contentino dei 600 €, anticipato da Cassa Forense, per conto dello Stato, si è mostrato una captatio benevolentiae molto squallida, perché ha rivelato come un Ente di gestione di soldi degli iscritti accetti con piacere, il ruolo di bancomat senza mettere nulla di suo, in mezzo.

E la protesta monta.

Di protesta se ne vede tanta in giro, tantissima; soprattutto di protesta spontanea (o quasi) ce n’è parecchia.

Tutti coloro che (giustamente) protestano per una carenza (vera o presunta) di attenzione verso la propria categoria professionale (e verso di sè), mostrano una certa sfiducia, nei confronti dei propri rappresentanti, al punto di scavalcarli e tentare una interlocuzione diretta con le altre Istituzioni.

Protesta e proposta non sempre vanno insieme, soprattutto quando i movimenti spontanei e le associazioni (portatori di interessi particolari, quando ve ne sono e quando il “protestiamo perché mi sono incazzato” finisce per non annullare i motivi del malcontento) cercano di saltare i rappresentanti per parlare direttamente con il potere.

Le nostre istituzioni ed i nostri rappresentanti forse non hanno avuto la forza ed il coraggio di opporsi; ma discussione sui punti posti all’attenzione delle istituzioni stesse, c’è stata (anche se, molto spesso, l’interlocuzione è stata appannaggio di “un uomo solo al comando” ed è stata ratificata da chi gli sta vicino).

Molto spesso, però, la protesta (divisa in tanti rivoli e tanti distinguo) ha dato adito a tanti dubbi, proprio perché la comunicazione dei suoi motivi non è stata adeguata ed ha lasciato spazio alle più disparate interpretazioni.

Da qui l’idea (forse errata … o anche no) che l’incontro tra protesta e manifestata (di fatto) sfiducia nei confronti delle proprie istituzioni possa essere sintomo di una malcelata voglia di nichilismo.

A questa conclusione si perviene laddove si ponesse attenzione agli insulti rivolti a chi si oppone a forme di protesta non abbastanza chiare nei contenuti.

La propugnata “unità” non si ottiene andando in ordine sparso.

Se poi la lotta è a qualcuno o in favore di altro che non sia “corpo”, allora il caos è totale.

E si è perdenti in partenza.

Nicola Zanni

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