Lei è un cretino s’informi, si convinca.

La battuta è del celebre Totò da questi pronunciata nel film “Totò, Eva e il pennello proibito” (1959 regia di Steno)

Nella sua forma completa “Lei è un cretino. S’informi!” Non è un offesa. È un’informazione accompagnata da un consiglio.

Il guitto così definito Totò all’epoca, esercita un servizio di pubblica utilità, offre informazioni a chi ne ha necessità;

Si badi bene, svolge il suo ruolo con educazione mantenendo le distanze dall’interlocutore. Non a caso ricorre al pronome “Lei” in luogo del più agevole “Tu”.

L’informazione che offre è una cosa seria ed il cretino versa in uno stato di necessità. L’informazione gli serve altrimenti potrebbe far danni agli altri oltre che a se stesso.

Il simpatico sipario comico offre lo spunto ad alcune riflessioni e dubbi.

Ma se uno è cretino come fa ad accettare l’idea del suo stato? Parrebbe questo un quesito di facile risposta: se è cretino non capirà e non accetterà, sicché sarà tempo perso.

Tuttavia questo sillogismo contiene un equivoco in premessa.

Cretini non si nasce lo si diventa poco a poco, mano a mano;

quello del cretino è uno status guadagnato giorno dopo giorno con azioni ed omissioni, insomma con vero e proprio curriculum.

Quante volte abbiamo pronunciato all’indirizzo di qualcuno “Quello è un cretino!” troppo facile e, soprattutto superficiale, lo status di cretino deve essere dimostrato e finanche certificato.

Le cause possono essere tante: amicizie, insegnanti a loro volta affetti inconsapevolmente da tale condizione, moglie, suocera, parenti, affini e collaterali…

Quindi vi sono buone se non ottime probabilità che la consapevolezza dello stato aiuti il cretino ad affrontare un percorso di crescita diretto a demolire tutte le sovrastrutture, le riserve mentali le pregresse esperienze che hanno consentito al cretino conquistare l’ambito status.

A Natale prendi per mano un cretino lui ne sarà felice e la società te ne renderà merito.

Michele Rubino

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