Diceva in tempi non sospetti Carlo Donat – Cattin che la “questione morale si può affrontare in due modi: o con i moralisti o con i moralizzatori”.
La battuta è di rara intelligenza e di grande coraggio. Soprattutto se pronunciata nei confronti di chi pensa di detenere il monopolio esclusivo della moralità in tutti gli ambiti di sviluppo della personalità umana e, di conseguenza, nella società. Il resto, tutto il testo, secondo
questi soggetti è fatalisticamente esposto e vocato al vento del malcostume (nei comportamenti e nel linguaggio) e del decadimento etico.
Il moralista è colui che propone riflessioni sui costumi, le usanze e i modi di essere degli uomini, i loro caratteri e i loro modi di vivere
Il moralista è anche colui che «per carattere, per educazione o per cultura è portato a esaminare e valutare le questioni morali e poi dulcis in fundo vi è chi, il "moralizzatore" che pretende, attraverso le sue parole, i suoi presunti insegnamenti e, più raramente, il suo esempio, di dare lezioni di comportamento morale.
Innanzitutto nessuno può rivendicare di avere il monopolio esclusivo della moralità, della correttezza e della trasparenza. E quindi neanche e soprattutto chi sventola, sempre più goffamente, la bandiera del moralismo, della verginità e della purezza a prescindere.
Non c’è alcuna superiorità morale da parte di chicchessia. Anzi, come ricordava anni fa proprio Donat – Cattin, chi pensa di averla di norma è “peggio degli altri”, perché si comporta esattamente come tutti gli altri ma pretende, al contempo, di essere superiore agli altri o meglio, di
essere più corretto e più trasparente degli altri.
Ed infatti emerge la sensazione se non la certezza, che la cosiddetta “questione morale” attraversa orizzontalmente tutta la società nessuno escluso dato che non esiste un vaccino contro questa situazione che esiste da sempre e attraversa tutti i sistemi politici nessuno escluso.
I moralizzatori di solito hanno comportamenti paternalistici; sono persone che vendono consigli spicci senza che nessuno glieli abbia chiesti. Valutano l’altro come se il loro giudizio fosse prezioso. L’aspetto peggiore è che spesso queste persone sono tutt’altro che un modello di comportamento. Tuttavia spesso occupano un ruolo o un incarico che conferma la loro idea di essere migliori degli altri.
La caratteristica principale della moralizzazione è cercare di imporre agli altri precisi modelli di comportamento.
Chi si avvale di un atteggiamento di questo tipo si considera moralmente superiore. Perché è padre o madre, perché è un capo, uno psicologo, un sacerdote, un educatore o semplicemente perché ha abilità verbali maggiori degli altri. A volte si pensa che occupare posizioni di rilievo conceda addirittura il diritto di influenzare la condotta altrui. Ma non è così. Arrivano a sottovalutare e a rimproverare chi non si comporta come loro. Il loro obiettivo è provocare sentimenti di colpa o di vergogna. Non perché siano davvero preoccupati per la morale
altrui, bensì per il mero desiderio di diventare giudici di un pensiero che sia legge per tutti.
La vera morale tuttavia non ha nulla a che vedere con tutto questo.
La morale è l’insieme dei valori o principi in base ai quali l’individuo e la collettività decidono liberamente il proprio comportamento. Tuttavia lo Stato individua tra tutti i comportamenti quelli civilmente, penalmente e socialmente corretti ed appresta egli stesso (lo Stato
appunto) tutti gli strumenti necessari a mantenere la pace sociale ed il rispetto di tali comportamenti (per quanto poi i valori si evolvono e spesso cambiano con il tempo e con esso si evolve anche la società) e, dunque, certamente non si avvale dei “moralizzatori” per realizzare i propri obiettivi.
I moralizzatori infatti “giudicano” come eticamente scorretti dei comportamenti e/o un certo modo di esprimersi anche in contesti in cui, invece, tali comportamenti e tali termini sono assolutamente permessi. Tuttavia ce ne faremo una ragione!
E, quindi, cari moralizzatori, come regalo per il prossimo Natale, Vi chiedo o Vi chiediamo perché siamo in molti nella Vostra black list, di non regalarci nulla tantomeno lezioni di morale o manuali da moralizzatori!
Noi ci siamo!
Eugenia Acquafredda